Non prendere impegni fino a quando non hai i soldi sul conto

"È fatta!"
"Quindi posso stare tranquillo che i soldi arriveranno sicuramente e posso già spenderli?"."
Quante volte ho sentito queste parole dette troppo presto. In oltre vent'anni di esperienza nel settore della
cessione del quinto, ne ho viste davvero di tutti i colori. E oggi posso dirlo senza paura di smentita:
non si può mai dire che una pratica è conclusa fino a quando i soldi non sono arrivati sul conto corrente.
Sembra una frase banale, ma racchiude una verità profonda e, a volte, amara. E voglio spiegartela bene, perché chi promette tempi certi mente, o peggio ancora, non sa di cosa sta parlando.
La pratica inizia, ma le variabili sono infinite
Tutto parte con la richiesta del certificato di stipendio. Sembra una formalità, ma può nascondere trappole, ad esempio:
- La ditta potrebbe segnalare provvedimenti disciplinari,
- Assenze prolungate non giustificate,
- O addirittura pignoramenti non visibili in banca dati.
Tutti elementi che possono far cambiare idea alla finanziaria o alla compagnia assicurativa, anche se fino a quel momento tutto sembrava in ordine.
La delibera: una vetta da conquistare
Anche dopo l’invio dei documenti, la delibera della banca non è mai una formalità.
Ad esempio possono arrivare richieste di integrazione per:
- Verificare che non ci siano situazioni di sovraindebitamento,
- Analisi su banche dati antiriciclaggio,
- Persino controlli su articoli di giornale o carichi pendenti
Tutto viene passato al setaccio. E se qualcosa non torna, la pratica si blocca o viene rivista.
L'assicurazione non è un passaggio scontato
Un altro nodo è quello assicurativo. L’assicurazione può sollevare dubbi se, ad esempio:
- Dall’estratto contributivo risultano malattie lunghe,
- Ci sono stati periodi in cassa integrazione,
- O se viene rilevata una pensione di invalidità o inabilità.
Anche in questi casi, tutto può cambiare all’improvviso.
Notifica ok… ma il finale è ancora lontano
Anche quando la pratica è notificata alla ditta, non è ancora detta l’ultima parola, ad esempio:
- La ditta può ritardare il benestare o addirittura rifiutarlo,
- Il richiedente può andare in infortunio, e si deve aspettare il suo rientro per procedere.
E quando finalmente arriva il benestare?
Potrebbe sembrare finita. Ma ho visto clienti
licenziarsi all’ultimo momento, oppure
litigare con la ditta, che poi ritira l'autorizzazione.
Il bonifico non è sinonimo di soldi disponibili
E anche quando il bonifico parte, i problemi possono continuare:
- IBAN errato,
- Bonifico su carte prepagate con plafond troppo basso,
- Ritardi nell’accredito per motivi tecnici.
E poi ci sono i casi con estinzioni da fare:
- Le vecchie finanziarie che rifiutano il bonifico di chiusura,
- Oppure fanno ostruzionismo per ritardare la liquidazione.
Conclusione: fidati di chi conosce ogni passaggio
Chi ti promette
tempi certi, non conosce (o finge di non conoscere) le mille incognite di questo mondo.
Io, in tutti questi anni, ho imparato una cosa:
promettere e non mantenere è la peggiore delle offese.
Chi chiede un prestito ha un motivo valido e spesso urgente. E il bravo consulente lo sa.
Non ti illude.
Non ti vende fumo.
Ti prepara, ti guida e ti
accompagna fino a quando i soldi non sono effettivamente sul tuo conto. Solo allora si può dire che la pratica è davvero conclusa.
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